Lodovico Morando vide la luce in un piccolo borgo alle pendici meridionali del monte Baldo, Castion Veronese. Figlio di Giuseppe e di Giacomina Lorenzini, egli nacque nel cuore di un’estate in cui le nostre popolazioni vivevano con apprensione le vicende belliche della Grande Guerra; era l’8 Luglio del 1917.
Appena nato i genitori, alle dipendenze della famiglia Canossa vollero imporre il nome di Lodovico, in ossequio a quest’ultima. Il bambino cresceva nell’amore per il lavoro e la famiglia, valori che gli hanno permesso di consolidare in lui la consapevolezza di uomo ed artista. Intelligente, osservatore, frequentò le scuole elementari fino alla classe quarta nella sua Castion. In quegli anni il comune era autonomo e rimase tale fino al 1928, quando fu incorporato nel vicino comune di Costermano. Durante la scuola, Lodovico iniziò ben presto a mettere in luce le proprie doti pittoriche dove matita, gesso e pennello divenivano già allora tra le sue mani docili strumenti per ritrarre persone, animali e paesaggi.
Nel 1925 la famiglia Morando si trasferì a Pesina di Caprino Veronese, dove completò il secondo ciclo della scuola elementare frequentando pure, come allora avveniva per un paio d’anni, le classi post-elementari. Fu qui che ebbe inizio il suo avvenire di artista. La sua insegnante Maria De Massari colpita dalle spiccate doti artistiche del ragazzo, ritenne doveroso segnalare il nome di Lodovico presso il Podestà di Caprino Veronese, il rag. Spartaco Frapporti sollecitando un intervento affinché potesse essere avviato agli studi artistici. Il primo cittadino di Caprino Veronese colse l’occasione di segnalare l’artista all’ Accademia Cignaroli di Verona nonché all’on. prof. Luigi Messedaglia presidente della Provincia di Verona.
Era il 1932 quando Lodovico non ancora quindicenne, venne sottoposto ad una prova selettiva presso la Commissione dell’Accademia, al cospetto del già affermato pittore Trentini, nel corso della quale dimostrò “grandi attitudini artistiche non comuni”, come ebbe a scrivere il prof. Girelli. Illustri artisti di quegli anni come Guido Trentini, Antonio Nardi, Egidio Girelli ed Antonio Avena furono i maestri che con tanta sollecitudine affinaronò le capacità pittoriche del giovane allievo. Conobbe in particolare lo stile di quel pittore novarese Felice Casorati, vissuto a Verona dal 1911 al 1915, il cui stile fu associato da più critici a Lodovico Morando. Con lui in quel periodo furono suoi illustri condiscepoli Aldo Tavella e Moreno Zoppi, artisti poi diventati fulcro dell’arte veronese.
Conseguì il Diploma Accademico il 20 Giugno 1936. Terminato il periodo di studio, l’artista visse una significativa, seppur breve esperienza a Milano, dove si recò in cerca di fortuna con i quadri. Ormai però, grandi eventi si preparavano per il nostro paese, la guerra era nell’aria. Nel Marzo del 1939 Lodovico indossò la divisa dell’ Ottavo Reggimento Artiglieria; nell’Agosto dello stesso anno divenne trombettiere del reggimento, dimostrando quella particolare passione per la musica e per alcuni strumenti, che lo accompagnò anche nel resto dei suoi anni; ancora poche settimane pochi giorni prima della sua morte improvvisa, infatti, andandolo a trovare nel suo grande studio di San Michele non era difficile trovarlo impegnato, da solo o con qualche amico, ad imbastire con bravura vecchie arie e melodie sul suo amatissimo mandolino. Il 1939 per il nostro giovane artigliere doveva essere un anno particolarmente importante anche per le segrete vicende degli affetti più profondi; nel Settembre infatti egli si unì in matrimonio con Luigina Castellazzi, una donna semplice e laboriosa, che da allora gli fu vicina per il resto dei suoi giorni, dandogli cinque figli ed assicurandogli quella comprensione, quell’incoraggiamento, quel sostegno di cui l’artista, nei momenti più difficili aveva bisogno. La guerra sopravvenne senza alcun riguardo per le attese ed i programmi famigliari di Lodovico, il quale, benchè ammogliato, fu trattenuto alle armi nel Settembre del 1940, ormai in pieno periodo bellico per l’Italia. Dal Dicembre 1942 al Settembre 1943 dovette investigare come puntatore della 1333a batteria contraerea, i cieli di Genova per scovare e colpire gli arei che tentavano i confini. Sbandato, come tanti altri poveri soldati del nostro esercito, dopo gli avvenimenti dell’armistizio del 1943, Lodovico ebbe finalmente, dopo lunghi anni di divisa e stellette, il sospirato congedo che gli giunse il 2 Ottobre del 1945.
A 28 anni, con una famiglia alle spalle, conscio delle sue responsabilità si gettò a capofitto nel lavoro, dedicandosi a fare l’imbianchino, ma continuando a coltivare nei momenti liberi la propria vocazione artistica. Gli anni passavano e si avvicinava per l’artista l’atteso momento in cui potersi dedicare interamente alla pittura. Le tante vicende umane, tante esperienze vissute, tanti drammi conosciuti tante difficoltà superate, avevano ormai in lui maturato un’arte priva di accademismi, ricca di umanità, quella sua arte personalissima, nella quale se legiitimo ricercare questa o quella ascendenza dei maestri della sua giovinezza, è peraltro impossibile non individuare ed apprezzare un caldo e spontaneo amore per la vita, per la vita semplice degli uomini, delle donne, dei bimbi che mentre vivono sognano e trasfigurano il reale senza sottrarsi ad esso. Fu nel finire degli anni ’50 che Lodovico iniziò a fare il pittore e lo fece con tanto impegno, che ben presto iniziarono a piovere i premi ed i riconoscimenti, dapprima nella sua terra a Caprino e successivamente a livello nazionale.
Negli anni di intensa produzione artistica, nel corso dei quali le tele del maestro figuravano con prestigio un pò ovunque nella penisola e fuori dai confini italiani. Lodovico Morando, con i suoi colori pieni di amore e di vita, affascinava e convinceva la critica più esigente ed il pubblico più semplice. Sempre più frequentemente era chiamato a far parte di giurie in concorsi d’arte di vario livello e nel contempo allestiva mostre personali ovunque e dovunque suscitava intorno a sè consensi e tante amicizie. Tra i riconoscimenti più importanti l’assegnazione della medaglia d’oro dell’Unesco nel 1977 e l’assegnazione del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana nel 1973, di Cavaliere Ufficiale nel 1978 e di Commendatore nel 1984. La Parrocchia di Caprino lo ricorda per l’imponente tela della “Sacra Famiglia” che campeggia stabilmente nell’Abside della Chiesa di Santa Maria Maggiore. Gli Alpini veronesi lo ricordano per la meravigliosa tela nella sede dell’ A.N.A. di Verona, l’amministrazione comunale di Caprino per la disponibilità nel dedicarsi ad un corso d’arte frequentato da tante giovani promesse locali del pennello e i cittadini di Caprino per l’imponente murale che egli realizzò sulla facciata della palestra.
Il primo Aprile del 1987 il maestro se n’è andato in silenzio, senza disturbare, spalancando sulla notte nel momento del trapasso i suoi occhi grandi e chiari di eterno bambino, d’artista grande e sincero. Dopo la scomparsa non sono mancati significativi momenti nei quali la figura e l’opera dell’artista sono state riproposte all’attenzione della critica e dei cultori dell’arte. Nell’estate dello stesso anno si è tenuta a Caprino presso la sede di Palazzo Carlotti, la prima mostra postuma delle opere del maestro.
Nel Giugno del 1991 a Bardolino, gli è stata intitolata una iniziativa artistica denominata “Pittori in Vetrina”. Nel Dicembre e Gennaio successivi le opere di Morando sono approdate in Germania ad Amburgo presso la galleria Mensch, ottenendo successi e vivi consensi. Nel 1994 l’Amministrazione Comunale e la Pro Loco di Caprino hanno voluto celebrare l’illustre maestro concittadino con una solenne commemorazione tenutasi in Municipio. Nel 1997 a suo nome è stato intitolato il primo premio del concorso di pittura di Caprino, all’artista è stata dedicata una piazza centrale del paese.
Il 22 Luglio dello stesso anno l’Azienda di Promozione Turistica della Riviera degli Olivi ha organizzato una commemorazione presso la Società Belle Arti di Verona con l’intervento del critico Giorgio Cortenova, direttore della galleria d’arte moderna di Palazzo Forti. Il 2 Agosto 1997 è stato collocato un busto in bronzo riproducente le sue fattezze presso il “pantheon” di palazzo Carlotti, accanto a Giovanni Arduino fondatore della geologia moderna, a Luigi Gaiter, letterato e linguista ottocentesco, ad Alberto Stringa, grande pittore del primo ‘900 ed agli altri uomini illustri del paese.